Qui a Folegandros oltre alla Hora, appesa in alto su un costone di roccia a picco sul mare, molto accogliente ma ancora piena di turisti, c’è un’altra realtà, dall’altro capo dell’isola: Ano Meria. Questa zona dell’isola è rimasta realmente agricola, nel modo in cui lo sono le isole rocciose della Grecia.
Un’intera isola fatta a terrazzamenti. È incredibile.
Mi chiedo quanti secoli siano stati necessari per costruire, pietra su pietra, tutti i muri di sostegno che hanno trasformato i declivi in gradoni infiniti, su cui faticosamente coltivare il necessario per vivere.
Dal bus vediamo alcune taverne lungo la strada, ma una ci colpisce entrambi: ha appesi al sole una serie di polpi con i tentacoli allargati come rami di un albero. Una visione un po’ macabra…
Il villaggio è una manciata di case sparse nella campagna, e al ritorno dalla spiaggia di Livadaki, dopo un’ora di cammino in salita siamo stremati. Un contadino con l’asino insiste per fargli una foto e poi vuole anche Annamaria con lui…
È quasi ora di cena e decidiamo di fermarci qui. La taverna dai polpi appesi è troppo lontana da qui e ci fermiamo ad un’altra, che poi scopriamo indicata nella guida: I Synantisi. La guida parla anche di un piatto tipico di questa zona, la matsada, “a type of hand-made pasta served with rabbit or rooster”.
La ordino, insieme ad un antipasto in comune.
Arriva una cosa enorme: un piatto di pasta tipo acqua e farina da una parte, e un pezzo enorme di carne al sugo, di quello cotto a morte come lo spezzatino. Una vera “mazzata” come abbiamo ribattezzato il piatto tipico…
Nella taverna ci sono principalmente greci e quasi tutti ordinano la matsada, ma anche insieme ad altre cose. Nel nostro piccolo stomaco, non ci sarebbe mai posto per tutto questo…
Per digerire un po’ facciamo due passi verso la fermata del bus.
Ora che il sole è andato via il buio profondo si impadronisce dei terrazzi dai muri di pietra, inghiottendo ogni dettaglio e tutti i vari animali che ci stanno pascolando …
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